Tomba di Giancarlo Stiz giudice che diede il via alla pista fascista per la strage di Piazza Fontana
Il giudice trevigiano Giancarlo Stiz (26.3.1928 - 24.10.2015) era nato a Conegliano, figlio di Paolo, un ufficiale dell’esercito* che poteva fregiarsi del titolo di squadrista** .
Venne considerato una “toga rossa”, sottoposto a minacce e costretto a vivere dieci anni sotto scorta per aver messo sotto accusa Giovanni Ventura e Franco Freda, dando credibilità alla testimonianza del democristiano prof. Guido Lorenzon e iniziando a indicare i fascisti (e non gli anarchici) quali veri autori della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969).
Era soltanto un giudice, che faceva il suo dovere con la schiena diritta.
*Intervista di Gianni Barbacetto http://www.giannibarbacetto.it/2015/11/16/ci-ha-lasciato-giancarlo-stiz/
** “Sqvadristi a noi! Squadrismo nella Marca Trevigiana”, con la ristampa anastatica di "Elenco squadristi, 28 ottobre 1940" (Treviso 1940), a c. di Ernesto Brunetta e Fabio Bruno, Treviso, Devanzis, 2008. -
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«Gennaio 1971: gli atti dell’istruttoria [contro Giovanni Ventura e Franco Freda] vengono rimandati a Treviso. Visto il parere negativo dei giudici romani, il pubblico ministero Guido Calogero li trasmette al giudice istruttore GIANCARLO STIZ, proponendone l’archiviazione. Questi, invece, riprende in mano gli atti e interroga Ventura e Lorenzon. Fidandosi di Stiz, quest’ultimo decide di collaborare apertamente. VIENE APERTA L’ISTRUTTORIA FORMALE».
È l’inizio della “pista nera” che portò alla sbarra gli autori fascisti della strage di Piazza Fontana.
***
D. Secondo lei, come si sarebbe concluso il processo per la strage di Piazza Fontana, se [Guido] Lorenzon non avesse parlato?
R. Se Lorenzon avesse taciuto fin dall’inizio, la storia non sarebbe nata e tutto sarebbe finito nel silenzio più assoluto.
[…]
D. […] A proposito di “Ordine Nuovo”, in cui tutti erano estremisti neofascisti e contemporaneamente legati ai servizi segreti. Ritiene che siano venute da questa parte le minacce e le lettere anonime contro di lei e la sua famiglia?
R. È difficile dirlo, perché prima sono cominciate ad arrivare le pallottole, poi le telefonate, che erano una cosa ossessionante, e poi ancora le lettere, che sono andate avanti per anni. Ricordo che, ad un certo punto, venivano mandate direttamente al pretore: era un continuo susseguirsi, arrivavano perfino dall’Austria. Sono andate avanti fino al 1980 e oltre. Io ho avuto la scorta per dieci anni, più o meno, finché ho detto basta, non si può vivere così.
Antefatto storico e brani dell’intervista a Giancarlo Stiz raccolta il 3 marzo 2000 da Luigi Urettini e Agostino Amantia. Intervista conservata all’Istituto storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea.
Cfr. su Google:
Da Treviso a Piazza Fontana - Isbrec
www.isbrec.it › wp-content › uploads › 2015/11 › qui
Видео Tomba di Giancarlo Stiz giudice che diede il via alla pista fascista per la strage di Piazza Fontana канала Camillo Pavan
Venne considerato una “toga rossa”, sottoposto a minacce e costretto a vivere dieci anni sotto scorta per aver messo sotto accusa Giovanni Ventura e Franco Freda, dando credibilità alla testimonianza del democristiano prof. Guido Lorenzon e iniziando a indicare i fascisti (e non gli anarchici) quali veri autori della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969).
Era soltanto un giudice, che faceva il suo dovere con la schiena diritta.
*Intervista di Gianni Barbacetto http://www.giannibarbacetto.it/2015/11/16/ci-ha-lasciato-giancarlo-stiz/
** “Sqvadristi a noi! Squadrismo nella Marca Trevigiana”, con la ristampa anastatica di "Elenco squadristi, 28 ottobre 1940" (Treviso 1940), a c. di Ernesto Brunetta e Fabio Bruno, Treviso, Devanzis, 2008. -
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«Gennaio 1971: gli atti dell’istruttoria [contro Giovanni Ventura e Franco Freda] vengono rimandati a Treviso. Visto il parere negativo dei giudici romani, il pubblico ministero Guido Calogero li trasmette al giudice istruttore GIANCARLO STIZ, proponendone l’archiviazione. Questi, invece, riprende in mano gli atti e interroga Ventura e Lorenzon. Fidandosi di Stiz, quest’ultimo decide di collaborare apertamente. VIENE APERTA L’ISTRUTTORIA FORMALE».
È l’inizio della “pista nera” che portò alla sbarra gli autori fascisti della strage di Piazza Fontana.
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D. Secondo lei, come si sarebbe concluso il processo per la strage di Piazza Fontana, se [Guido] Lorenzon non avesse parlato?
R. Se Lorenzon avesse taciuto fin dall’inizio, la storia non sarebbe nata e tutto sarebbe finito nel silenzio più assoluto.
[…]
D. […] A proposito di “Ordine Nuovo”, in cui tutti erano estremisti neofascisti e contemporaneamente legati ai servizi segreti. Ritiene che siano venute da questa parte le minacce e le lettere anonime contro di lei e la sua famiglia?
R. È difficile dirlo, perché prima sono cominciate ad arrivare le pallottole, poi le telefonate, che erano una cosa ossessionante, e poi ancora le lettere, che sono andate avanti per anni. Ricordo che, ad un certo punto, venivano mandate direttamente al pretore: era un continuo susseguirsi, arrivavano perfino dall’Austria. Sono andate avanti fino al 1980 e oltre. Io ho avuto la scorta per dieci anni, più o meno, finché ho detto basta, non si può vivere così.
Antefatto storico e brani dell’intervista a Giancarlo Stiz raccolta il 3 marzo 2000 da Luigi Urettini e Agostino Amantia. Intervista conservata all’Istituto storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea.
Cfr. su Google:
Da Treviso a Piazza Fontana - Isbrec
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