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Il Castello di Mussomeli nel suo fascino architettonico e mistero

Leggende

numerose sono le leggende nate dalla sua storia, come quella delle tre donne, una delle più conosciute, che vede un potente principe chiamato Federico, residente nel Castello e fratello di tre graziose gentildonne cui era molto legato: Clotilde, Margherita e Costanza. Un giorno, dovendosi allontanare per la guerra, decise di non affidare a nessuno le sue tre sorelle, preferendo chiuderle in un stanza con i viveri sufficienti per tutto il periodo. Ma la guerra durò per molto tempo ed al suo ritorno, il principe Federico le trovò morte con le scarpe tra i denti. Quella stanza, oggi è detta appunto “delle tre donne”.

Il Castello di Mussomeli è legato anche alla vicenda della baronessa di Carini in quanto il padre, Don Cesare Lanza, a quel tempo il signore della baronia, qui si rifugiò dopo il delitto. Per non parlare, poi, della vicenda d’amore del soldato innamorato della figlia di Manfredi e per questo condannato a morire nella torre. La disperazione del povero innamorato lo porterà a gettarsi nel vuoto

Il Castello di Mussomeli ed i suoi fantasmi
La storia più coinvolgente, tuttavia, è senza dubbio quella legata al fantasma del castello: Don Guiscardo de la Portes. Nel 1975, il suo spirito comparve al custode Pasquale Messina: Dopo aver accompagnato gli ultimi visitatori, mi stavo riposando fumando una sigaretta quando ad un tratto sentii una folata di vento e subito dopo si materializzò un corpo. Il fantasma raccontò tutta la sua storia: egli era figlio di un mercante spagnolo. Marito della bella Esmeralda, partì per la Sicilia con l’esercito di Re Martino I per sedare la rivolta di Andrea Chiaramonte.

Lasciò così la sua bella moglie in attesa di un figlio. Desideroso di vedere il Castello di Manfreda (antico nome di Mussomeli), il soldato lasciò la città di Palermo diretto nel cuore della Sicilia. Durante il suo viaggio, però, venne attaccato dai soldati di Don Martinez, un uomo innamorato della bella Esmeralda, da lei rifiutato. Volendosi vendicare per il torto subito, ordinò la morte del suo rivale. Ferito gravemente, Guiscardo imprecò contro Dio. Poco dopo, capì d’essere uscito dal suo corpo e,a impossibilitato a percorrere la strada verso il Paradiso per via delle ingiurie dette prima della morte, venne condannato a vagare per mille anni sulla terra. Successivamente all’apparizione al custode, il fantasma sembra si sia mostrato anche ad un gruppo di turisti.

Storia

Le tracce architettoniche più antiche del sito sono di epoca sveva (tra queste, la cappella, posta nel recinto interno). Il castello fu poi edificato tra il 1364 e il 1367 da Manfredi III Chiaramonte, conte di Modica (morto nel 1391), mentre le forme attuali del fortilizio si devono soprattutto all'intervento operato all'inizio del XV secolo dai Castellar, signori di Mussomeli.
Oltre alla cappella, assai rilevante è la cosiddetta "sala dei Baroni" (o "sala del trono"), anch'essa sita nel recinto interno. Su questa corte affacciano dei pregiati portali di stile chiaramontano.Interessante pure la "sala del camino" e la "sala da pranzo", caratterizzate da elementi gotici, e la "camera da letto" del conte, a doppia volta a crociera. Da ricordare ancora l'armeria, la cosiddetta "camera della morte", con insidiose botole, la "stanza delle tre donne" e il carcere feudale. All'esterno si notano il ricovero del corpo di guardia e la cappella, dedicata prima a san Giorgio, protettore dei Chiaramonte, indi alla Madonna della Catena, con probabile riferimento ai detenuti.
Nel 1391 il maniero entrò in possesso di Andrea Chiaramonte, che ebbe dei seri contrasti con la regina Maria, tanto da essere giustiziato l'anno successivo.
La rocca passerà ai Moncada e, più tardi, in modo definitivo, ai Lanza: Cesare Lanza, nel 1564, acquisirà il rango di primo conte di Mussomeli. Suo figlio Ottavio, nei primi anni del Seicento, decise di abbandonarla e adibirla a carcere: poi verrà abbandonata alla mercé delle intemperie e ciò la salvaguarderà, almeno, dai rifacimenti secenteschi e settecenteschi con la conservazione dell'aspetto originario, seppure degradato.
Il castello manfredonico, oltre alla sua mimetizzazione nella roccia calcarea, all'impervia e solitaria posizione, simile ad un nido d'aquila, che lo differenziava da altri fortilizi, contraddistinguendo il paesaggio e lo scenario della zona, acquistò rinomanza, anche fuori della Sicilia (lo volle visitare anche il kaiser Guglielmo II di Germania), per le leggende e le storie che riguardavano le sue mura.

Rimasero nella mente di molte persone l'episodio delle tre donne murate vive; la tragica vicenda di Laura Lanza, figlia di Cesare e baronessa di Carini, effettivamente avvenuta e documentata in un atto del 1563, conservato nella chiesa parrocchiale del suddetto paese siciliano; il fatto riguardante lo spagnolo don Guiscardo de la Portes, al servizio, nel 1392, del re Martino I di Sicilia, presunto fantasma del maniero, morto durante un combattimento contro il ribelle Andrea Chiaramonte.

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28 мая 2017 г. 16:22:33
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