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58ª BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA | MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES

Un primo reportage sulle giornate dedicate alla preview della 58ª Biennale d’Arte a Venezia.
Anche per questa edizione, intitolata “May You Live In Interesting Times”, curata da Ralph Rugoff, lo stupore dei Padiglioni Nazionali sbalordisce il publico scatenando in esso, fascino, poetica, disgusto, amore, disprezzo.
E si! La Biennale che piaccia o meno, va sempre vista, essa è un grande crogiolo nel quale fare convergere gli stati emotivi di un pubblico che è desideroso di abbattere ogni etichetta elitaria e di targetizzazione. È quasi una consuetudine osservare sia negli artisti che nei curatori come loro si divertano ad interpretare le possibili ‘aperture impossibili dell’arte’.
E così vediamo, tra una una moltitudine di presenze, il Belgio con “Il mondo cane” di Jos de Gruyter e Harald Thys, curato da Anne-Claire Schmitz. La fusione tra arte, cinema, scenotecnica e dramma la riscontriamo nel neo-rembrandtiano e poetico Padiglione della Russia, intitolato “Lc. 15: 11-32” curato dal Museo Ermitage di San Pietroburgo, con opere allestitive che dialogano tra i bozzetti delle sculture e le installazioni studiate dal regista Alexander Sokurov e dall’artista teatrale Alexander Shishkin-Hokusai.
Cambiando genere, la semiotica dei segni si svela nella Georgia con l’alfabeto idraulico-semantico, nato dall’idea dall’artista Anna K. E.
Esperienze antropologiche tra il teatro, la fotografia, le performances, la musica e la danza il visitatore le potrà fare, inoltre, visitando l’Australia e tuffandosi nelle tre macroscopiche videoinstallazioni di Angelica Mesiti, tra ambienti domestici e salti dei giovani performer che ne evocano l’atmosfera tribale dalle loro percussioni.
Molto interessanti si rivelano le Sale delle Armi, situate all’Arsenale.
Ci sorprenderà la pittura naïf e l’ispirazione dei ai murales, “Indios antropófagos” - A butterfly Garden in the (Urban) Jungle - del curatore Gustavo Buntinx, Il Perù è raccontato da Christian Bendayán (1973-), che nei suoi seducenti e sensuali dipinti neo-pop, nel quale l’artista genera un intenso fil Rouge servendosi delle testimonianze visive e documentarie di Otto Michael (1859 – 1934), Manuel Rodríguez Lira (1874 – 1933), Segundo Candiño Rodríguez e della musica latino americana dei nostri tempi.
La Turchia, in “We, Elsewhere”, rappresentata da İnci Eviner, è stata sensibile alla costruzione di un dialogo flessibile grazie all’idea dell’installazione integrata in una moltitudine di libri sparsi sul suolo, come se fossero distesi su una collina, una performance legante, pittura essenzialmente calibrata da manipolazioni grafiche e digitali.
Per quanto riguarda l’Italia di Farronato, probabilmente con con l’installazione (dei quattro ombrelloni colorati con le sedie ed il tavolo giallo) di Liliana Moro, era andata molto vicina alle tendenze dei gusti dei giurati, i quali hanno però preferito concentrarsi su un tipo di arte esclusivamente performativa, assegnando il podio alla Lituania, al trio composto da Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite.
La curiosità è l’estetica dell’arte di oggi si scontrano nel segno di ciò che è da ricercare nel senso delle generazioni.
😉😁🙋🏻‍♂️

testo e video ©️gabrieleromeo.it

#biennalearte2019

Видео 58ª BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA | MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES канала Gabriele Romeo
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12 мая 2019 г. 19:13:41
00:16:35
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