La grande miniera dismessa (prima parte)
Nell'esplorazione di oggi vogliamo esaminare da vicino alcune zone di un grande complesso minerario dismesso nel 1991. La parte più profonda di questa miniera, raggiungibile solo con l'ascensore, è ancora presidiata per manutenzione, monitoraggi e studi geologici, quindi risulta inaccessibile. Noi abbiamo visitato ciò che rimane dei vecchi impianti di lavorazione dei
minerali, la cosiddetta "laveria" con i resti di alcuni macchinari che si trovano ancora in certi cunicoli sotterranei.
Le origini di questa miniera risalgono addirittura al medio evo, e si hanno notizie della sua esistenza fin da 3 secoli prima del 1320, anno in cui è documentato il rilascio della prima concessione per gli scavi. Dalle viscere di questa montagna si estraevano minerali da cui si ricavava piombo e zinco, e in origine le attività di scavo erano gestite da decine di diversi proprietari, titolari delle relative concessioni, poi accorpate nelle mani di pochi ricchi imprenditori, fino a passare nel 1772 sotto il controllo del governo asburgico. Con il ritorno all'Italia di questi territori, negli anni '20 la miniera passo nelle mani una società locale creata ad hoc, dalla quale venne gestita fino 1956. Da quell'anno in poi si ebbero altri passaggi di proprietà in cui entrò in gioco anche l'amministrazione regionale, fino ad arrivare, negli anni '70, al controllo da parte del gruppo E.N.I. attraverso la società Società Italiana Miniere.
Dopo una lunga agonia dovuta a costi di estrazione sempre più alti in rapporto ai ricavi, la millenaria attività del grande complesso minerario giunse tristemente alla sua inevitabile conclusione. E a nulla servirono le clamorose proteste dei minatori, asserragliati per settimane nelle viscere della montagna per difendere la loro miniera, dove avevano speso un'intera vita di grandi fatiche. Il 30 giugno 1991 calò definitivamente il sipario sulla storica miniera, un epilogo dalle conseguenze nefaste anche per il paese, che iniziò lentamente a spopolarsi.
La struttura di questa miniera è piuttosto complessa, anche per le sue dimensioni importanti. Ci sono 150 km di gallerie su 19 livelli, che si sviluppano fino a 520 m sotto il livello del paese e fino a 450 metri sopra, all'interno della montagna. Un pozzo principale con ascensore collega i livelli inferiori. All'interno delle gallerie sono ricavate molte zone tecniche, cabine elettriche, impianti di ventilazione, stazioni di pompaggio acqua, officine, e persino una piccola centrale idroelettrica, la quale risulta ancora in attività. Mezzi speciali gommati, di grandi dimensioni, operavano all'interno trasportando il materiale scavato fino all'ascensore, con il quale veniva portato in superficie in una benna sotto la cabina.
A 240 m di profondità si può notare una particolarità di questa miniera: si tratta di un lungo tunnel di quasi 5 km creato per scaricare le acque di drenaggio in una valle limitrofa, e utilizzato anche per trasportare i minatori grazie ad una ferrovia elettrica decaville con binario sospeso sul corso d'acqua. Il tunnel parte dal livello 13 e attualmente tutte le gallerie al di sotto di esso sono completamente allagate, e ciò in seguito alla decisione di fermare le pompe di drenaggio pochi anni dopo la chiusura della miniera. Oggi la corsa dell'ascensore è quindi limitata alla profondità di 240 m, ma esso rimane comunque attivo per consentire l'accesso ai tecnici addetti al monitoraggio geologico.
Видео La grande miniera dismessa (prima parte) канала Lost Structures
minerali, la cosiddetta "laveria" con i resti di alcuni macchinari che si trovano ancora in certi cunicoli sotterranei.
Le origini di questa miniera risalgono addirittura al medio evo, e si hanno notizie della sua esistenza fin da 3 secoli prima del 1320, anno in cui è documentato il rilascio della prima concessione per gli scavi. Dalle viscere di questa montagna si estraevano minerali da cui si ricavava piombo e zinco, e in origine le attività di scavo erano gestite da decine di diversi proprietari, titolari delle relative concessioni, poi accorpate nelle mani di pochi ricchi imprenditori, fino a passare nel 1772 sotto il controllo del governo asburgico. Con il ritorno all'Italia di questi territori, negli anni '20 la miniera passo nelle mani una società locale creata ad hoc, dalla quale venne gestita fino 1956. Da quell'anno in poi si ebbero altri passaggi di proprietà in cui entrò in gioco anche l'amministrazione regionale, fino ad arrivare, negli anni '70, al controllo da parte del gruppo E.N.I. attraverso la società Società Italiana Miniere.
Dopo una lunga agonia dovuta a costi di estrazione sempre più alti in rapporto ai ricavi, la millenaria attività del grande complesso minerario giunse tristemente alla sua inevitabile conclusione. E a nulla servirono le clamorose proteste dei minatori, asserragliati per settimane nelle viscere della montagna per difendere la loro miniera, dove avevano speso un'intera vita di grandi fatiche. Il 30 giugno 1991 calò definitivamente il sipario sulla storica miniera, un epilogo dalle conseguenze nefaste anche per il paese, che iniziò lentamente a spopolarsi.
La struttura di questa miniera è piuttosto complessa, anche per le sue dimensioni importanti. Ci sono 150 km di gallerie su 19 livelli, che si sviluppano fino a 520 m sotto il livello del paese e fino a 450 metri sopra, all'interno della montagna. Un pozzo principale con ascensore collega i livelli inferiori. All'interno delle gallerie sono ricavate molte zone tecniche, cabine elettriche, impianti di ventilazione, stazioni di pompaggio acqua, officine, e persino una piccola centrale idroelettrica, la quale risulta ancora in attività. Mezzi speciali gommati, di grandi dimensioni, operavano all'interno trasportando il materiale scavato fino all'ascensore, con il quale veniva portato in superficie in una benna sotto la cabina.
A 240 m di profondità si può notare una particolarità di questa miniera: si tratta di un lungo tunnel di quasi 5 km creato per scaricare le acque di drenaggio in una valle limitrofa, e utilizzato anche per trasportare i minatori grazie ad una ferrovia elettrica decaville con binario sospeso sul corso d'acqua. Il tunnel parte dal livello 13 e attualmente tutte le gallerie al di sotto di esso sono completamente allagate, e ciò in seguito alla decisione di fermare le pompe di drenaggio pochi anni dopo la chiusura della miniera. Oggi la corsa dell'ascensore è quindi limitata alla profondità di 240 m, ma esso rimane comunque attivo per consentire l'accesso ai tecnici addetti al monitoraggio geologico.
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