"La leggenda della Sibilla" – Donato D’Alessandro – testo di Gabriele Carotti

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La leggenda del monte Vettore
ha smosso curiosità non solo di chi è scrittore.
Nei secoli è nato il mito della Sibilla,
una leggenda di un passaggio,
barlume improvviso come una stella.
Un lago misterioso racconta
qualcosa del tempo passato:
dei buoi senza guida
portarono il corpo di Pilato,
senza lasciare nulla di tracciato.
Nello stesso posto
viveva la Sibilla
leggendaria incantatrice.
Si circondava di maghi e fate,
intrattenevano persone curiose,
vittime di un sortilegio rimaste incantate.
Le fate vivevano la notte
avvolte dal mistero che la inghiotte.
Chi si avventurava e la seguiva
nel cammino irretiva.
Le fate agli ordini della strana principessa
vivevano un’esistenza sommessa.
La loro identità sconosciuta
non doveva esser mai scoperta.
Nelle grotte furono relegate.
Mito, leggenda o verità?
Restan racchiuse là sui monti.
Una storia d’altri tempi
che lascia un filo sospeso,
a leggere di quei momenti,
racchiuso nel mistero.
Qualcuno volle esplorare
proprio quel sentiero,
e ne rimase un punto oscuro,
come un segreto geloso,
un segreto geloso da custodire.

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