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I due modi per uccidere un essere umano - "La violenza" (di Giuseppe Fava)

"Ci sono due modi, per uccidere un essere umano; ci sono coloro che un essere umano lo uccidono giorno dopo giorno: gli negano il lavoro, la scuola per i figli, gli levano il rispetto umano, il piacere di campare, lo fanno bocciare ai concorsi, gli fanno pignorare la casa, gli fanno chiedere perdono e pietà, lo fanno votare per un partito che nemmeno conosce, per dei candidati che disprezza, gli fanno dire sissignore e nossignore a comando, gli levano la coscienza, la dignità di essere uomini, che è peggio di ammazzarli."

A pronunciare queste parole non è un politico, un magistrato, un sindacalista, un paladino dell'antimafia, no, è Emanuele Crupi, (interpretato da Corrado Gaipa)(1), imputato per associazione a delinquere, corruzione e 12 omicidi, tra cui quello del sindacalista Venero Alicata, di cui il Crupi dice: "quello era un vero uomo, mi devo levare il cappello dinnanzi a lui, poichè aveva la dignità e l'onore, aveva capito come un uomo deve lottare dal principio alla fine... Ma sono pochi come lui e la giustizia non riesce a difenderli..."

Tratto da "La violenza" (1969) di Giuseppe Fava, meglio noto come "Pippo Fava"; è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore italiano, ucciso da mano ignota per motivi passionali il 5 gennaio 1984; alcuni "complottisti" asserivano che si sarebbe trattato di omicidio commesso dalla mafia, ma mica c'era la mafia a Catania. Ah, chiedo venia, mi hanno appena comunicato che in effetti Pippo Fava è stato assassinato da Cosa nostra (un altro che la giustizia non ha saputo difendere e che ha anche corso il rischio di ritrovarsi sporcata la memoria); ci sono state pure delle condanne; vedi te 'sti "complottisti" che ogni tanto ci azzeccano: sapete com'è, erano tempi "particolari", non belli, ma per certi aspetti non peggiori, senon migliori, di quelli odierni e temo, di quelli futuri.

L'accusato dallo Stato di essere anti Stato che mette lo "stato" (la "s" minuscola non è un mio errore), davanti alle sue colpe, davanti alla sua responsabilità di negare al cittadino ciò che le sue stesse leggi prevedono, davanti alla sua responsabilità di costringere il cittadino a fare, a subire, tutto ciò che le sue stessi leggi vietano. A rimarcare le responsabilità dello "stato", delle "istituzioni", sarà poi il fantasma dello stesso defunto Venero Alicata (tale mononologo non presente nella stesura originale, venne aggiunto successivamente da Pippo Fava). E' veramente disarmante il confronto tra la realtà di oltre 50 anni fa e quella, diversa, ma per certi aspetti ben peggiore, dell'oggi.
Un'oramai prevalenza di ratti che si sono sostituiti ai gattopardi, che si atteggiano a gattopardi certo, ma che restano pur sempre ratti, che hanno ulteriormente "violentato" la propria terra, la propria gente, ratti avidamente votati al potere per il potere, che non hanno esitato a tagliare le ali ai propri giovani, costringendoli ad emigrare per potersi realizzare, per poter avere lavoro con salario e condizioni dignitose e su cui si fonda lo stesso Stato Italiano, agonizzante anche per queste privazioni; giovani e meno giovani che vanno via per non "abbassare la testa", per potere avere un futuro, per potere avere un presente e magari per non essere trattati come un oggetto qualsiasi una volta passati a miglior vita, ammassati per mesi in depositi, in attesa di avere una degna sepoltura.

Volendo divagare, non posso non notare che sia il titolo dell'opera che le parole di Crupi, possano rievocare il reato di "violenza privata" (articolo 610 del Codice Penale):
"Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa e' punito con la reclusione fino a quattro anni. La pena e' aumentata se concorrono le condizioni prevedute dall'articolo 339" che a sua volta recita "Le pene stabilite nei tre articoli precedenti sono aumentate se la violenza o la minaccia e' commessa (nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico ovvero ..." - " da piu' persone riunite, o con scritto anonimo, o in modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte....". Il concetto di "violenza" è anche ripreso dall'art. 629 C.P. (estorsione) "Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a se' o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, e' punito...".
Ad esempio la "remissione di un debito" a causa di una "costrizione" rientrerebbe in tale ambito e da assoluto e totale profano in materia, mi chiedo se anche l'essere costretto a sottoscrivere preventivamente la remissione di un eventuale debito da eventuali danni causati da un determinato evento che si deve ancora verificare, possa rientrare in tale novero.

Ho divagato, sono stato anche vago, ma sono responsabile di ciò che scrivo io, non di ciò che capiscono gli altri.

(1)Corretto in data 21/07/2023 precedentemente era indicato Turi Ferro

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30 декабря 2021 г. 16:43:48
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