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Il controesame dei testi d'accusa

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Se hai deciso di andare a dibattimento per provare la tua innocenza allora sappi che il tuo Difensore dovrà contro-esaminare i testi dell’accusa.

In che modo?
E più specificamente: Quali sono le domande da fare e soprattutto quelle da NON FARE?

Sei a dibattimento, in aula c’è il testimone dell’accusa che dovrà rendere le sue dichiarazioni.
Sarà prima esaminato dal Pubblico Ministero ed eventualmente dalla Parte Civile.

Dopo di che la parola passerà al Tuo Difensore il quale dovrà contro-esaminare il teste d’accusa.

Ma cosa significa contro-esaminare?
Contro-esaminare il teste Non significa ricostruire il “fatto storico” così come descritto nel capo d’imputazione (A questo ci ha già pensato il Pubblico Ministero).

Il controesame dovrà servire a… saggiare l’attendibilità del teste.
In parole semplice: se il teste sta dicendo la verità o sta mentendo.
E se sta mentendo si dovrà smascherare il teste dell’accusa.

Ma come si fa?
Molti miei assistiti mi dicono: “Avvocato dobbiamo chiedere alla persona offesa che mi accusa PERCHé ha presentato denuncia dopo DUE mesi dal fatto”.

Oppure: “Dobbiamo chiedere alla persona offesa perché LEI NON HA URLATO QUANDO L’AVREI AGGREDITA O QUANDO L’AVREI ABUSATA”.
Se pensi questo allora lascia che ti dica che… sei fuori strada.

Cominciamo col dire che queste sono le classiche domande da non porre…MAI AL TESTE.
Se si formulano queste domande l’esito sarà assolutamente fallimentare - per non dire letale.

Dunque, idealmente poniamo la domanda al teste: “Come mai lei ha presentato denuncia dopo due mesi dal fatto e non nell’immediatezza?”.

Possibile risposta della teste: “Perché avevo paura di lui, e perché non volevo affrontare un processo penale”.

Autogol clamoroso.
Seconda domanda: “Perché non ha gridato quando l’imputato l’avrebbe aggredita e avrebbe cercato di abusare di lei?”.

Risposta: “Perché ero paralizzata dalla paura e non riuscivo a muovere un arto”.
Secondo autogol clamoroso.

APRI LE BRACCIA IN SEGNO DI RESA
Converrai con me che non soltanto non scalfiamo la credibilità della persona offesa, teste dell’accusa, ma addirittura implementiamo il valore probatorio della tesi accusatoria.

E allora cosa si fa?
Siccome sei tu la memoria storica del processo penale, il custode dei segreti della vicenda giudiziaria, Do per scontato che, prima del processo, hai pianificato il controesame con il Tuo Difensore erudendolo sugli elementi di falsità e i punti deboli dei testi dell’accusa.

Detto questo, come dovrà essere formulata la domanda?
La domanda non dovrà essere “aperta”, cioè non dovrà essere formulata in modo da poter dare agio alla persona offesa di poter rispondere come meglio crede spaziando da un argomento all’altro e aggravando la Tua posizione.

La domanda dovrà essere “CHIUSA”: o un sì o un no.
Cioè ad esempio: “è vero o non è vero che…”
A fronte di tale domanda così formulata il teste si troverà di fronte ad un bivio. O sì o no.

O l’uno o l’altro.
E il tuo Difensore terrà sempre sotto controllo il teste ostile e le sue risposte.
Devi sapere che il segreto del controesame è sapere prima di formulare la domanda quale sarà la risposta del teste.

Infatti la regola è: mai fare una domanda di cui non conosci la risposta.
Qui sta la pianificazione del controesame che devi assolutamente fare con il tuo Difensore.

Ma facciamo un esempio per chiarirci le idee e, come mio solito, vado a mutuare un esempio frutto della mia esperienza professionale.
Una signora dopo 15 anni di matrimonio accusa il marito di maltrattamenti in famiglia, lesioni e abusi sessuali.

Quali sono le domande che ho fatto al teste d’accusa?
Perché ho fatto queste domande?
E cosa volevo rappresentare al Collegio Giudicante?
Le domande erano le seguenti:
Avv. D’Andria: “E’ vero o non vero che Lei ha ricevuto la lettera di separazione il 14 Giugno del 2015?”.
Teste d’accusa: Sì.
Avv. D’Andria: “Ed è vero che Lei presenta la denuncia per maltrattamenti il 16 Giugno 2015?”
Teste d’accusa: Sì.
Avv. D’Andria “Lei ha detto prima, sentita dal P.M., che le violenze sessuali di suo marito sono iniziate nel lontano 2004 fino al 2012. È vero o non è vero che Lei rappresenta all’Autorità Giudiziaria la violenza non in denuncia ma soltanto quando viene sentita dai Carabinieri, precisamente nell’anno 2014?
Teste d’accusa: Sì è vero.
Basta così.

Come vedete sono bastate due semplici domande, di cui sapevamo peraltro già le risposte, a lumeggiare la verità che volevamo portare a galla.
Questo è: SEMPLICE…SEMPLICE.
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10 октября 2018 г. 11:26:28
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