L'ascesa di Roma (4/4): "La crisi della repubblica (133-31 a.C.)"
(Queste lezioni hanno accurati SOTTOTITOLI, che consiglio di visualizzare)
Benvenuti alla 4° lezione della mini-serie sull’ascesa di Roma. Questa lezione copre il periodo che va dall'elezione a tribuno della plebe di Tiberio Gracco alla morte di Antonio e Cleopatra, che lasciò Ottaviano Augusto dominatore incontrastato di quello che è ormai un impero.
Con la lezione precedente avevamo visto Roma praticamente completare la conquista del Mediterraneo. Ma le dimensioni della conquista resero inadeguata l'architettura istituzionale della potenza romana; architettura che era ancora quella di una città-stato antica, non di un impero. Questo determinò la lunga crisi della Repubblica.
L’antefatto del periodo di disordini, che sfocerà nel Principato Augusteo si ritrova nei cambiamenti che erano gradualmente avvenuti nella società romana, e nelle contrapposizioni che questi cambiamenti hanno acuito.
Alla classe senatoria di Roma, composta di grandi proprietari terrieri, comincia ad opporsi un partito popolare. Figure chiave di questa tendenza sono due fratelli, che sognano di rinnovare profondamene Roma e ricostituire una classe di piccoli proprietari. Questa classe di contadini–soldati era stata il nerbo della società romana nei primi secoli della Repubblica. Ma poi, le sempre più lunghe e impegnative guerre ne avevano reso impossibile l’esistenza. Le terre dei piccoli proprietari erano state accaparrate dai più ricchi, che le coltivavano per mezzo di grandi masse di schiavi.
L’aristocrazia gestiva interamente il potere occupando il Senato, distribuendo le magistrature, riscuotendo le imposte, e gestendo crescenti attività finanziarie. La crescente massa della plebe urbana, parassitaria e priva di prospettive, era invece il prodotto della decomposizione dell’antica classe dei piccoli proprietari, che erano stati i portatori e i custodi dei valori della Repubblica. Di qui l’importanza che avrebbe potuto avere la riforma agraria, propugnata da Tiberio e Caio Gracco.
Ma i due fratelli furono presto assassinati ... Qui cominciò il periodo di violenze che porterà alla fine della repubblica.
Successivamente la riforma dell'esercito, attuata da Caio Mario, sancirà la fine dei cittadini-soldati e, pur potenziando ulteriormente la macchina bellica romana, renderà le truppe dipendenti dalle fortune politiche dei loro comandanti, trasformandole nel principale strumento per far valere i propri programmi politici e per ottenere o conservare il potere personale.
L'uso delle legioni come strumento per la conquista del potere politico ha il suo antesignano in Lucio Cornelio Silla, ma il suo esempio verrà seguito da Caio Giulio Cesare, Marco Antonio e Ottaviano Augusto. Attraverso contrapposizioni personali e crisi sempre più gravi ed estese, si arriverà al fine della Repubblica e alla nascita dell'Impero Romano.
Видео L'ascesa di Roma (4/4): "La crisi della repubblica (133-31 a.C.)" канала Carlo Rolle
Benvenuti alla 4° lezione della mini-serie sull’ascesa di Roma. Questa lezione copre il periodo che va dall'elezione a tribuno della plebe di Tiberio Gracco alla morte di Antonio e Cleopatra, che lasciò Ottaviano Augusto dominatore incontrastato di quello che è ormai un impero.
Con la lezione precedente avevamo visto Roma praticamente completare la conquista del Mediterraneo. Ma le dimensioni della conquista resero inadeguata l'architettura istituzionale della potenza romana; architettura che era ancora quella di una città-stato antica, non di un impero. Questo determinò la lunga crisi della Repubblica.
L’antefatto del periodo di disordini, che sfocerà nel Principato Augusteo si ritrova nei cambiamenti che erano gradualmente avvenuti nella società romana, e nelle contrapposizioni che questi cambiamenti hanno acuito.
Alla classe senatoria di Roma, composta di grandi proprietari terrieri, comincia ad opporsi un partito popolare. Figure chiave di questa tendenza sono due fratelli, che sognano di rinnovare profondamene Roma e ricostituire una classe di piccoli proprietari. Questa classe di contadini–soldati era stata il nerbo della società romana nei primi secoli della Repubblica. Ma poi, le sempre più lunghe e impegnative guerre ne avevano reso impossibile l’esistenza. Le terre dei piccoli proprietari erano state accaparrate dai più ricchi, che le coltivavano per mezzo di grandi masse di schiavi.
L’aristocrazia gestiva interamente il potere occupando il Senato, distribuendo le magistrature, riscuotendo le imposte, e gestendo crescenti attività finanziarie. La crescente massa della plebe urbana, parassitaria e priva di prospettive, era invece il prodotto della decomposizione dell’antica classe dei piccoli proprietari, che erano stati i portatori e i custodi dei valori della Repubblica. Di qui l’importanza che avrebbe potuto avere la riforma agraria, propugnata da Tiberio e Caio Gracco.
Ma i due fratelli furono presto assassinati ... Qui cominciò il periodo di violenze che porterà alla fine della repubblica.
Successivamente la riforma dell'esercito, attuata da Caio Mario, sancirà la fine dei cittadini-soldati e, pur potenziando ulteriormente la macchina bellica romana, renderà le truppe dipendenti dalle fortune politiche dei loro comandanti, trasformandole nel principale strumento per far valere i propri programmi politici e per ottenere o conservare il potere personale.
L'uso delle legioni come strumento per la conquista del potere politico ha il suo antesignano in Lucio Cornelio Silla, ma il suo esempio verrà seguito da Caio Giulio Cesare, Marco Antonio e Ottaviano Augusto. Attraverso contrapposizioni personali e crisi sempre più gravi ed estese, si arriverà al fine della Repubblica e alla nascita dell'Impero Romano.
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