MONDOTEATRO spot, La Tempesta di William Shakespeare
Breve monografia a cura di Giuseppe Radicia
William Shakespeare, il sommo poeta, nato nel 1564 in Inghilterra a Stratford-upon-Avon, ormai ricco e celebre, scrive la sua ultima opera tra il 1610 e il 1611; seguiranno altri due lavori ma redatti in collaborazione. Si tratta di una commedia romantica intitolata The Tempest, La Tempesta. Il 1° novembre 1611 è rappresentata dai King’s Men nel salone del palazzo di Whitehall davanti al re Giacomo I; successivamente è recitata al Globe Theatre e al Blackfriars, acquistato di recente dalla compagnia e più adatto a questo tipo di spettacolo “esotico”. La Tempesta fu replicata anche il 19 febbraio 1613 in occasione dei festeggiamenti per le nozze della principessa Elisabetta col principe palatino. Bisognerà aspettare una decina d’anni per vederla stampata nell’in-folio del 1623 dove si trova al primo posto. Il testo de La Tempesta risulta molto breve, appena 2064 linee di cui tre quarti sono in versi; Amleto ne conta quasi il doppio. Divisa in 5 atti è insolitamente rispettosa dell’unità di luogo, considerando l’isola come punto di riferimento, dell’unità di tempo, dato che tutto accade nell’arco di tre ore e dell’unità d’azione: Prospero sovrano spodestato dal fratello Antonio ristabilisce la giustizia servendosi di poteri sovrannaturali. Le interpretazioni dei critici sono tante, dal presunto commiato alle scene dell’autore alla condivisione delle nuove teorie sulle arti magiche cosidette “buone”, dalla sfida con il rivale Ben Jonson all’intenzione di soddisfare la curiosità del pubblico legata alla cronaca dei viaggi nelle colonie inglesi. Sicuramente sono tanti i riferimenti alla pratica teatrale e al magico mondo delle scene dove il regista/re manovra a suo piacimento gli attori/personaggi. Altro tema, quello del perdono, mi pare fondamentale; Prospero non si vendica di chi lo ha tradito ma pronuncia parole di perdono e di speranza per la nuova generazione incarnata dalla figlia Miranda e da Ferdinando figlio di Alonzo, re di Napoli e suo antico nemico. Nell’epilogo poi, la ferma volontà di affrontare il resto dei suoi giorni con le sole proprie forze rinunciando ai poteri magici, è, senza dubbio, in relazione con il suo ritiro imminente a vita privata.
Maggiori info:
https://www.mondoteatro.it
Mondoteatro di Modena organizza corsi di teatro per principianti ed esperti in italiano e in francese
https://mondoteatro.it/corsi-teatro-modena/
#corsiteatromodena #corsiteatrofrancese #corsiteatroragazzimodena
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William Shakespeare, il sommo poeta, nato nel 1564 in Inghilterra a Stratford-upon-Avon, ormai ricco e celebre, scrive la sua ultima opera tra il 1610 e il 1611; seguiranno altri due lavori ma redatti in collaborazione. Si tratta di una commedia romantica intitolata The Tempest, La Tempesta. Il 1° novembre 1611 è rappresentata dai King’s Men nel salone del palazzo di Whitehall davanti al re Giacomo I; successivamente è recitata al Globe Theatre e al Blackfriars, acquistato di recente dalla compagnia e più adatto a questo tipo di spettacolo “esotico”. La Tempesta fu replicata anche il 19 febbraio 1613 in occasione dei festeggiamenti per le nozze della principessa Elisabetta col principe palatino. Bisognerà aspettare una decina d’anni per vederla stampata nell’in-folio del 1623 dove si trova al primo posto. Il testo de La Tempesta risulta molto breve, appena 2064 linee di cui tre quarti sono in versi; Amleto ne conta quasi il doppio. Divisa in 5 atti è insolitamente rispettosa dell’unità di luogo, considerando l’isola come punto di riferimento, dell’unità di tempo, dato che tutto accade nell’arco di tre ore e dell’unità d’azione: Prospero sovrano spodestato dal fratello Antonio ristabilisce la giustizia servendosi di poteri sovrannaturali. Le interpretazioni dei critici sono tante, dal presunto commiato alle scene dell’autore alla condivisione delle nuove teorie sulle arti magiche cosidette “buone”, dalla sfida con il rivale Ben Jonson all’intenzione di soddisfare la curiosità del pubblico legata alla cronaca dei viaggi nelle colonie inglesi. Sicuramente sono tanti i riferimenti alla pratica teatrale e al magico mondo delle scene dove il regista/re manovra a suo piacimento gli attori/personaggi. Altro tema, quello del perdono, mi pare fondamentale; Prospero non si vendica di chi lo ha tradito ma pronuncia parole di perdono e di speranza per la nuova generazione incarnata dalla figlia Miranda e da Ferdinando figlio di Alonzo, re di Napoli e suo antico nemico. Nell’epilogo poi, la ferma volontà di affrontare il resto dei suoi giorni con le sole proprie forze rinunciando ai poteri magici, è, senza dubbio, in relazione con il suo ritiro imminente a vita privata.
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