600: Odissea nel Poco Spazio
“Raccontami, Musa, la storia di quell'uomo dalla multiforme 600, che vagabondò per molto tempo e conobbe l'indole e le usanze di molte persone...”
(Omero, Odissea)
Amici, vi invito a questo nuovo viaggio microcosmico, sorprendentemente ricco di elementi simbolici che compaiono, senza che fosse voluto, ma che ora vedo e interpreto come ricordando uno strano sogno, che forse sogniamo in tanti, ognuno alla sua maniera. Il desiderio di un maggiore radicamento (mondo rurale), il contatto con la terra a piedi nudi, la questione della paternità (in un senso onirico: un incontro con il padre, trasfigurato da Mario Boville che è diventato padre) e della maternità (in un senso onirico, tutto quel latte, quel mungere, bere il siero del latte appena munto, quel "i contadini e i cani non hanno una mamma" pronunciato da Jonathan, di 4 anni e il "no tengo tetas" di Mario Boville), l'incontro con l'etnomusicologo Carlos Balbino che, come un mio doppio speculare, investiga le musiche e gli strumenti della tradizione e filma tutto il processo. Cristina Clara che mi invita a incontrarla per filmare un video conviviale, il convivio e la festa che esplodono in maniera ricorrente, quasi come una soluzione di ogni discorso in cui ho finito per perdermi. Le erbacce che "crescono insieme alla rucola senza il mio consenso", rappresentando in qualche modo quello che sta accadendo nella mia vita e in questo video, che forse si potrebbe riassumere in un'altra affermazione emblematica di Jonathan: "io voglio sognare con gli occhi aperti". Jonathan, un nome citato inconsapevolmente anche da Anacleto, apparizione felliniana alla fiera di Monzuno, che di punto in bianco si è messo a raccontare la storia del gabbiano Jonathan. L'incontro con un monaco ricostruttore che mi parla della morte e della vita e della necessità di ripulire prima di ricostruire. Il continuo perdermi, perché il telefono perde la geolocalizzazione, "non riesce a trovare dove sono", e non posso usare il gps. Tutto comincia quando la mia vecchia amica Esther, a Madrid, come una sacra sacerdotessa, mi ha infilato un ago nella testa per connettermi con il subconscio.
Cose pazze, insomma, che accadono in questo video. Se notate altri simbolismi, fatemelo sapere.
Buona visione!
#fiat600 #viaggio #italiarurale #violacampaniça #vanlife #convivio
Видео 600: Odissea nel Poco Spazio канала Produzioni Clandestine
(Omero, Odissea)
Amici, vi invito a questo nuovo viaggio microcosmico, sorprendentemente ricco di elementi simbolici che compaiono, senza che fosse voluto, ma che ora vedo e interpreto come ricordando uno strano sogno, che forse sogniamo in tanti, ognuno alla sua maniera. Il desiderio di un maggiore radicamento (mondo rurale), il contatto con la terra a piedi nudi, la questione della paternità (in un senso onirico: un incontro con il padre, trasfigurato da Mario Boville che è diventato padre) e della maternità (in un senso onirico, tutto quel latte, quel mungere, bere il siero del latte appena munto, quel "i contadini e i cani non hanno una mamma" pronunciato da Jonathan, di 4 anni e il "no tengo tetas" di Mario Boville), l'incontro con l'etnomusicologo Carlos Balbino che, come un mio doppio speculare, investiga le musiche e gli strumenti della tradizione e filma tutto il processo. Cristina Clara che mi invita a incontrarla per filmare un video conviviale, il convivio e la festa che esplodono in maniera ricorrente, quasi come una soluzione di ogni discorso in cui ho finito per perdermi. Le erbacce che "crescono insieme alla rucola senza il mio consenso", rappresentando in qualche modo quello che sta accadendo nella mia vita e in questo video, che forse si potrebbe riassumere in un'altra affermazione emblematica di Jonathan: "io voglio sognare con gli occhi aperti". Jonathan, un nome citato inconsapevolmente anche da Anacleto, apparizione felliniana alla fiera di Monzuno, che di punto in bianco si è messo a raccontare la storia del gabbiano Jonathan. L'incontro con un monaco ricostruttore che mi parla della morte e della vita e della necessità di ripulire prima di ricostruire. Il continuo perdermi, perché il telefono perde la geolocalizzazione, "non riesce a trovare dove sono", e non posso usare il gps. Tutto comincia quando la mia vecchia amica Esther, a Madrid, come una sacra sacerdotessa, mi ha infilato un ago nella testa per connettermi con il subconscio.
Cose pazze, insomma, che accadono in questo video. Se notate altri simbolismi, fatemelo sapere.
Buona visione!
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