Palermo, Villa Alliata di Pietratagliata: una reggia perduta
In pieno centro urbano, allinterno della contrada palermitana Malaspina e non distante da Villa Malfitano-Witaker, giace quasi invisibile allocchio del passante la villa abitata fino alla morte da Raniero Alliata di Pietratagliata, principe del Sacro Romano Impero. Entomologo di fama mondiale, misantropo ed appassionato di esoterismo, convinto di aver raggiunto limmortalità, si spegne nel 1979 nella stessa sua villa, senza lasciare alcun erede.
Quello che appare come un vero e proprio palatium nobiliare è stato progettato dallarchitetto Francesco Paolo Palazzotto intorno al 1885, in stile neogotico, su una struttura pre-esistente risalente alla fine del XVIII secolo. Su commissione del principe Luigi Alliata di Pietratagliata, larchitetto ideò una struttura che tendesse a possedere una propria caratteristica innovativa, volgendosi però allausterità delle linee gotico-catalane palermitane che delineassero ed evidenziassero la nobiltà delle antichissime radici della famiglia. Il vasto spazio antistante la villa era nello stesso tempo feudo e giardino, con viottoli che si insinuavano nella romantica vegetazione, tra cui spiccava lo stagno con cigni.
La villa si erge su quattro piani: il pian terreno (abitato dalla servitù), il primo piano, il secondo piano e il terzo piano-terrazza, più un seminterrato in cui si trovavano le cucine.
Alcune immagini, risalenti solo ai primi anni 90 del XX secolo, mostrano ancora una struttura in cui il processo di fatiscenza non aveva ancora reso la villa irriconoscibile, ed in cui erano ancora ben visibili gli splendidi soffitti a cassettoni con decorazioni zoomorfe e versi poetici quattrocenteschi, insieme agli splendidi arazzi delle pareti, alle vetrate piombate, colorate e decorate con stemmi nobiliari, e ai pregiati infissi in legno scolpito.
Oggi, anno 2009, ecco lagghiacciante spettacolo che ci si presenta innanzi: uno scempio che ha avuto inizio già dalla selvaggia urbanizzazione di Palermo degli scorsi anni 70 ed 80, relegando la splendida villa in una nicchia appartata del freddo quadro urbano. A dire il vero, già il Piano Regolatore del 1886 rimaneggiò di molto lo spazio del giardino. Successivamente alla morte del principe Raniero, la villa fu venduta dai diretti discendenti del principe a dei privati che pare abbiano avuto implicazioni in affari di Mafia; oggi, la villa continua in maniera inesorabile a subire passivamente un degrado raccapricciante, a causa delle continue ed impietose incursioni di vandali, tossicodipendenti ed agenti erosivi atmosferici. La vegetazione ormai spontanea dellallora pregiatissimo giardino, in cui si trova anche un camion abbandonato e arrugginito, avvolge quasi interamente lesterno della villa, fungendo da sicuro rifugio per topi ed insetti infestanti. Quella che era la vecchia cappella è stata privata del rosone e si presenta interamente smattonata. I solai dei soffitti del pian terreno appaiono quasi tutti molto danneggiati, se non addirittura crollati. In ogni stanza vi sono cumuli di macerie e spazzatura, ed è ancora possibile osservare lo scheletro di una vecchia Fiat 600 in quello che doveva fungere da garage fin quando la villa ebbe un padrone. Oggi, infatti, pare che gli organi istituzionali si passino lun laltro, come fosse una patata bollente, la prerogativa di restauro della Villa Alliata di Pietratagliata, così che di fatto nessuno sta realmente agendo in maniera tempestiva per evitare un certo e, sembrerebbe, prossimo cedimento strutturale definitivo.
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Quello che appare come un vero e proprio palatium nobiliare è stato progettato dallarchitetto Francesco Paolo Palazzotto intorno al 1885, in stile neogotico, su una struttura pre-esistente risalente alla fine del XVIII secolo. Su commissione del principe Luigi Alliata di Pietratagliata, larchitetto ideò una struttura che tendesse a possedere una propria caratteristica innovativa, volgendosi però allausterità delle linee gotico-catalane palermitane che delineassero ed evidenziassero la nobiltà delle antichissime radici della famiglia. Il vasto spazio antistante la villa era nello stesso tempo feudo e giardino, con viottoli che si insinuavano nella romantica vegetazione, tra cui spiccava lo stagno con cigni.
La villa si erge su quattro piani: il pian terreno (abitato dalla servitù), il primo piano, il secondo piano e il terzo piano-terrazza, più un seminterrato in cui si trovavano le cucine.
Alcune immagini, risalenti solo ai primi anni 90 del XX secolo, mostrano ancora una struttura in cui il processo di fatiscenza non aveva ancora reso la villa irriconoscibile, ed in cui erano ancora ben visibili gli splendidi soffitti a cassettoni con decorazioni zoomorfe e versi poetici quattrocenteschi, insieme agli splendidi arazzi delle pareti, alle vetrate piombate, colorate e decorate con stemmi nobiliari, e ai pregiati infissi in legno scolpito.
Oggi, anno 2009, ecco lagghiacciante spettacolo che ci si presenta innanzi: uno scempio che ha avuto inizio già dalla selvaggia urbanizzazione di Palermo degli scorsi anni 70 ed 80, relegando la splendida villa in una nicchia appartata del freddo quadro urbano. A dire il vero, già il Piano Regolatore del 1886 rimaneggiò di molto lo spazio del giardino. Successivamente alla morte del principe Raniero, la villa fu venduta dai diretti discendenti del principe a dei privati che pare abbiano avuto implicazioni in affari di Mafia; oggi, la villa continua in maniera inesorabile a subire passivamente un degrado raccapricciante, a causa delle continue ed impietose incursioni di vandali, tossicodipendenti ed agenti erosivi atmosferici. La vegetazione ormai spontanea dellallora pregiatissimo giardino, in cui si trova anche un camion abbandonato e arrugginito, avvolge quasi interamente lesterno della villa, fungendo da sicuro rifugio per topi ed insetti infestanti. Quella che era la vecchia cappella è stata privata del rosone e si presenta interamente smattonata. I solai dei soffitti del pian terreno appaiono quasi tutti molto danneggiati, se non addirittura crollati. In ogni stanza vi sono cumuli di macerie e spazzatura, ed è ancora possibile osservare lo scheletro di una vecchia Fiat 600 in quello che doveva fungere da garage fin quando la villa ebbe un padrone. Oggi, infatti, pare che gli organi istituzionali si passino lun laltro, come fosse una patata bollente, la prerogativa di restauro della Villa Alliata di Pietratagliata, così che di fatto nessuno sta realmente agendo in maniera tempestiva per evitare un certo e, sembrerebbe, prossimo cedimento strutturale definitivo.
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