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La bottega del caffé (1960)

La bottega del caffè composta nel 1750 è una delle più importanti commedie di Carlo Goldoni. Nata inizialmente come intermezzo in tre parti, l'enorme successo del soggetto spinse il commediografo a tornarci sopra, ampliandolo fino a crearne una commedia in tre atti. Venne rappresentata per la prima volta a Mantova, il 2 maggio di quell'anno, con gran successo. La vicenda è ambientata in una bottega da caffè, in cui si intrecciano molte azioni ad un tempo e dove ogni personaggio ha interessi e caratteristiche differenti; eppure ogni soggetto ha un rapporto con gli altri. La storia che ha più rilevanza è quella di due sposi, molto diversi tra loro: il marito è un uomo sulla cattiva strada, indebitato e con la passione del gioco, mentre la moglie è virtuosa e paziente. Il padrone della bottega è un uomo onesto e discreto, che tenta di rendere felice questo matrimonio in crisi, correggendo l'uno e rendendo contenta l'altra. In contrasto, c'è un maldicente, che inquieta tutti e annoia chiunque entra nella bottega. Questo personaggio viene da tutti scacciato alla fine della commedia. (Questa trama è quella che Goldoni stesso ha dato per informare chi legge il libro). In maniera più dettagliata, ecco personaggi e luogo: Ridolfo: il caffettiere intorno al quale ruotano gli altri personaggi; è un uomo molto riservato e corretto, ma anche di buon cuore. Don Marzio: è forse il vero protagonista della commedia; è un gentiluomo napoletano, "che non tace mai e che sempre vuole aver ragione". Questo personaggio è in netto contrasto con quello precedente e contribuisce a rendere comica ed originale la commedia. Eugenio: un mercante incosciente, sperpera i suoi soldi nel gioco, sviluppando così molti debiti a scapito della moglie. Vittoria: moglie di Eugenio, da lui molto diversa. E' virtuosa, paziente e tollerante nei confronti del marito e rimane mite anche quando viene a conoscenza delle sue brutte azioni. Flaminio: è sotto il nome di Conte Leandro; abile giocatore, dà protezione ad una ballerina e ha lasciato la moglie. Placida: la moglie di Flaminio, da lui lasciata, viene a Venezia per ritrovarlo; veste in abito da pellegrina. Lisaura: una ballerina a cui molti fanno la corte; Pandolfo: il biscazziere. Trappola: l'astuto garzone di Ridolfo. Tempo e luogo: La vicenda si svolge a Venezia, nel Settecento, in un'ampia piazza con tre botteghe: quella al centro è del caffè, quella a destra di un parrucchiere e quella a sinistra di un biscazziere. Lì vicino vi è anche la casa della ballerina e una locanda. La versione televisiva venne trasmessa dalla RAI il primo gennaio 1960 sul Programma Nazionale, con la regia di Guglielmo Morandi. Il versatile ed eclettico Salvo Randone, giganteggia anche con Goldoni.

Personaggi e interpreti:
Don Marzio, gentiluomo napolitano: Salvo Randone; Lisaura, ballerina: Valeria Valeri; Ridolfo, caffettiere: Carlo Romano; Eugenio, mercante: Giancarlo Sbragia; Vittoria, moglie di Eugenio: Valentina Fortunato; Flaminio, sotto nome di Conte Leandro: Gianrico Tedeschi; Placida, moglie di Flaminio: Lia Zoppelli; Pandolfo, biscazziere: Ennio Balbo; Trappola, garzone di Ridolfo: Vittorio Congia; Un cameriere di locanda: Armando Bandini; Il Capitano: Giulio Girola; 1°garzone: Massimo Francovich; 2°garzone: Giacomo Piperno; altri garzoni: Franco Berardi, Renzo Bianconi, Vittorio Battarra, Walter Licastro

Trama:
L'azione della commedia si avvia alle prime luci dell'alba di un mite mattino invernale in Venezia, durante il Carnevale, per concludersi quando scende la notte. Il caffettiere Ridolfo si sta prendendo a cuore la sorte del giovane mercante di stoffe Eugenio, che da qualche tempo frequenta assiduamente la casa da gioco di Pandolfo. Lì Eugenio ha subìto molte perdite ingenti giocando a carte con Flaminio, un giovane torinese che si spaccia per nobile. La moglie di Eugenio, Vittoria, cerca invano di far ravvedere il marito. Allo stesso scopo è giunta a Venezia da Torino la moglie di Flaminio, Placida, che, travestita da pellegrina, ignora la nuova identità assunta dal marito, ed è esposta alle insidie tessute da don Marzio. Quest'ultimo è un nobile napoletano prepotente, ambiguo e chiacchierone, che prova piacere nel frapporre ostacoli al desiderio delle due mogli di ricondurre sulla retta via Eugenio e Flaminio; trova anzi modo di indurli a festeggiare la ritrovata libertà quando pensa di aver allontanato definitivamente le due donne, e unisce ai festeggiamenti la ballerina Lisaura che, ignara del fatto che Flaminio fosse già sposato, sperava di diventare sua moglie per poter così abbandonare il paese. I tranelli di don Marzio trovano un fiero oppositore nel caffettiere Ridolfo e nel suo garzone Trappola, che aprono gli occhi a Eugenio e a Flaminio: pentiti, i due si ricongiungono alle mogli, mentre don Marzio lascia la città.

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11 марта 2014 г. 13:26:08
01:52:40
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