Guido Giannettini (Agente Zeta): «Fu Craxi a togliere il segreto sui miei dossier»
Milano, 2000. Processo per la strage di Piazza Fontana. Il Pubblico Ministero Maria Grazia Pradella interroga il teste Guido Giannettini, tarantino, classe 1930, giornalista vicino all'area della destra radicale, studioso di tecniche militari e studi geopolitici, collaboratore dei servizi segreti italiani a partire dal 1965-66.
Nei primi anni '70, nel corso delle indagini per la strage di Piazza Fontana, il suo nome compare tra le pagine dell'agendina dell'ordinovista veneto Giovanni Ventura, il quale ammetterà di aver ricevuto dal Giannettini dei rapporti informativi. Ricercato dalle autorità italiane, si rifugia all'estero. Nel 1974 è il Ministro della Difesa Giulio Andreotti a rivelare pubblicamente il ruolo di Giannettini nel SID (Servizio Informazioni Difesa). Stando alle dichiarazioni fatte dello stesso Giannettini durante un colloquio con il generale Salvatore Curcuruto (addetto militare e rappresentante del SID), egli sarebbe scappato dall’Italia dopo aver appurato l’esistenza delle indagini della magistratura sul gruppo veneto di Freda e Ventura. La preoccupazione principale del giornalista sarebbe stata quella di non far trapelare i suoi rapporti con i servizi. Dopo essersi rifugiato in Francia, si è poi spostato in Spagna dove in data 27 giugno 1974 è stato arrestato e successivamente rilasciato dalle autorità iberiche. Da qui la fuga in Argentina.
In Italia, nel frattempo, sta avendo luogo un intenso dibattito sulle attività dell’intelligence. Nell’opinione pubblica, il caso Giannettini inaugura un clima di astiosa diffidenza nei riguardi degli apparati segreti dello Stato. Interrogato dal giudice istruttore di Milano, il giornalista afferma di aver mantenuto rapporti con il SID tramite il capitano dei carabinieri Antonio Labruna fino all'aprile 1974, aggiungendo che né il Freda né tantomeno il Ventura erano a conoscenza della sua attività di informatore dei servizi segreti. Inoltre, Giannettini non solo ribadisce l’estraneità della cellula veneta di Ordine Nuovo con i fatti di Piazza Fontana ma afferma che la destra eversiva non avrebbe avuto nulla da guadagnare da un simile evento. L’ex informatore del SID individua come responsabile della strage il gruppo di estrema sinistra legato a Giangiacomo Feltrinelli.
Guido Giannettini viene condannato il 23 febbraio 1979 in primo grado all'ergastolo per strage e successivamente assolto in appello il 20 marzo 1981.
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In Italia, nel frattempo, sta avendo luogo un intenso dibattito sulle attività dell’intelligence. Nell’opinione pubblica, il caso Giannettini inaugura un clima di astiosa diffidenza nei riguardi degli apparati segreti dello Stato. Interrogato dal giudice istruttore di Milano, il giornalista afferma di aver mantenuto rapporti con il SID tramite il capitano dei carabinieri Antonio Labruna fino all'aprile 1974, aggiungendo che né il Freda né tantomeno il Ventura erano a conoscenza della sua attività di informatore dei servizi segreti. Inoltre, Giannettini non solo ribadisce l’estraneità della cellula veneta di Ordine Nuovo con i fatti di Piazza Fontana ma afferma che la destra eversiva non avrebbe avuto nulla da guadagnare da un simile evento. L’ex informatore del SID individua come responsabile della strage il gruppo di estrema sinistra legato a Giangiacomo Feltrinelli.
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