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Enrico Caruso il più grande tenore di sempre, tesoro misconosciuto di Napoli.

Erano stati affiancati due lettini, Caruso passava dall'uno all'altra a braccia per il tempo necessario a cambiare le lenzuola. Sudava freddo, tra smanie e torpori. Al capezzale restò solo Giuseppe Moscati, futuro santo miracoloso. Gli prese le mani e disse: «Hai consultato molti medici, però hai dimenticato quello più importante, Gesù Cristo». Pregarono in silenzio, salì un lieve rantolo. Il morente non ebbe modo di salutare il sole levante. Alle 7 tornarono gli altri professori e scossero la testa. In città gli strilloni del Mattino gridavano il titolo «Enrico Caruso è agonizzante». Incerte le ultime parole. «Mi manca l'aria» o «Calore... dolore» o «Do-ro, Do, Do.Ro» oppure «Lasciatemi morire». Il più bravo tenore del mondò spirò alle 9 e 7 minuti di martedì 2 agosto 1921 proprio di fronte allo stabilimento balneare in cui aveva cantato da ragazzo posteggiatore. Avrebbe compiuto quarantott'anni diciannove giorni dopo.

Pietro Gargano - Il Mattino

Видео Enrico Caruso il più grande tenore di sempre, tesoro misconosciuto di Napoli. канала Mario Tolvo
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27 сентября 2019 г. 19:46:14
00:08:13
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