DIALOGO CON AGNESE MORO E FRANCO BONISOLI
Progetto “A scuola di libertà”- Carcere e Scuole. Educazione alla legalità
Lunedì 29 marzo2021, dalle 11 alle 13 in videoconferenza Zoom
“L’unica cosa che ti può aiutare è la vicinanza con chi ti ha fatto del male”
Le scuole incontrano Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, e Franco Bonisoli, ex esponente della lotta armata
Agnese Moro, sociopsicologa, ricercatrice di Laboratorio di scienze della cittadinanza, è figlia dello statista sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse nel 1978. Ha partecipato per anni ai lavori del “Gruppo dell'incontro", che fa riferimento proprio all'incontro fra vittime, responsabili della lotta armata degli anni Settanta e loro famigliari. L’esperienza è raccontata nel “Libro dell’incontro”, curato da Guido Bertagna, Adolfo Ceretti, Claudia Mazzucato.
Dice Agnese: “Per me gli stereotipi che sono più frequenti, e che non vorrei mai che fossero interpretati come davvero la volontà delle vittime, sono quelli per cui ci si nasconde o si legittima la crudeltà di un sistema che tiene in carcere per anni e anni, abbandonate a se stesse, migliaia di persone, facendosi forti della scusa di parlare a nome delle vittime. Io dico no, not in my name, no, io mi tiro indietro da questa cosa. È sicuro che lo stereotipo più importante che è, o che è attribuito alle vittime è: se lui soffre io avrò giustizia. Questo è totalmente falso naturalmente, perché lui può soffrire per qualsiasi cosa, ma io non avrò giustizia perché non mi tornerà mai indietro niente, nonostante la convinzione che ‘se mi vendico avrò giustizia’, oppure ‘se lui soffre di più, io soffro di meno’”.
Franco Bonisoli: Dopo le lotte studentesche e operaie dei primi anni settanta, a 19 anni Franco Bonisoli entra nelle Brigate Rosse e nel 1978 partecipa alla strage di via Fani, dove viene sequestrato Aldo Moro; anche dal suo mitra partono i colpi che uccidono gli uomini della scorta.
“Ho iniziato a rivisitare criticamente il mio passato, fino a dire apertamente: «Sono uno sconfitto, perché l’errore è insito nella scelta della violenza», portando la critica fino in fondo. Butti via la corazza, il ruolo che avevi. Ti prendi tutte le tue responsabilità personali. Così inizia il dialogo con l’altro, percependone tutta la profondità, accetti di vivere e non sopravvivere. Forse è proprio questo il perdono a me stesso: mettere la mia vita, questa seconda vita, a servizio degli altri. Come le vittime o i volontari che si sono messi a disposizione riconoscendomi come persona. Cominciando questo percorso dal luogo in cui mi trovavo ancora: il carcere”.
Видео DIALOGO CON AGNESE MORO E FRANCO BONISOLI канала A Scuola Di Libertà
Lunedì 29 marzo2021, dalle 11 alle 13 in videoconferenza Zoom
“L’unica cosa che ti può aiutare è la vicinanza con chi ti ha fatto del male”
Le scuole incontrano Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, e Franco Bonisoli, ex esponente della lotta armata
Agnese Moro, sociopsicologa, ricercatrice di Laboratorio di scienze della cittadinanza, è figlia dello statista sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse nel 1978. Ha partecipato per anni ai lavori del “Gruppo dell'incontro", che fa riferimento proprio all'incontro fra vittime, responsabili della lotta armata degli anni Settanta e loro famigliari. L’esperienza è raccontata nel “Libro dell’incontro”, curato da Guido Bertagna, Adolfo Ceretti, Claudia Mazzucato.
Dice Agnese: “Per me gli stereotipi che sono più frequenti, e che non vorrei mai che fossero interpretati come davvero la volontà delle vittime, sono quelli per cui ci si nasconde o si legittima la crudeltà di un sistema che tiene in carcere per anni e anni, abbandonate a se stesse, migliaia di persone, facendosi forti della scusa di parlare a nome delle vittime. Io dico no, not in my name, no, io mi tiro indietro da questa cosa. È sicuro che lo stereotipo più importante che è, o che è attribuito alle vittime è: se lui soffre io avrò giustizia. Questo è totalmente falso naturalmente, perché lui può soffrire per qualsiasi cosa, ma io non avrò giustizia perché non mi tornerà mai indietro niente, nonostante la convinzione che ‘se mi vendico avrò giustizia’, oppure ‘se lui soffre di più, io soffro di meno’”.
Franco Bonisoli: Dopo le lotte studentesche e operaie dei primi anni settanta, a 19 anni Franco Bonisoli entra nelle Brigate Rosse e nel 1978 partecipa alla strage di via Fani, dove viene sequestrato Aldo Moro; anche dal suo mitra partono i colpi che uccidono gli uomini della scorta.
“Ho iniziato a rivisitare criticamente il mio passato, fino a dire apertamente: «Sono uno sconfitto, perché l’errore è insito nella scelta della violenza», portando la critica fino in fondo. Butti via la corazza, il ruolo che avevi. Ti prendi tutte le tue responsabilità personali. Così inizia il dialogo con l’altro, percependone tutta la profondità, accetti di vivere e non sopravvivere. Forse è proprio questo il perdono a me stesso: mettere la mia vita, questa seconda vita, a servizio degli altri. Come le vittime o i volontari che si sono messi a disposizione riconoscendomi come persona. Cominciando questo percorso dal luogo in cui mi trovavo ancora: il carcere”.
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