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Il tempo infatti è vicino ... per cambiare - don Paolo Quattrone

Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Lunedì 14 Novembre

Buon lunedì! Il libro dell’Apocalisse di cui oggi leggiamo l’inizio e che leggeremo anche nei prossimi giorni, è il libro giusto per ogni periodo storico e perciò adatto anche al nostro. Non perché parli della fine del mondo o di indizi che ci suggeriscono quando sarà la fine di tutto ma perché l’ultimo libro della Bibbia parla di speranza, la Bibbia si conclude con la speranza e non invece gettando sull’umanità il terrore della fine del mondo, la Bibbia si conclude con la luce, non con le tenebre. Innanzitutto andiamo all’etimologia del nome del libro: Apocalisse, dal greco ἀποκάλυψις che vuol dire rivelazione, svelamento è un po’ come quando si va a teatro e ad un certo punto si apre il sipario e si mostra, si rivela la scena e tutto ciò che ne consegue. Viene scritta per infondere fiducia e speranza pur in contesto che è quello della Chiesa del primo secolo, l’Apocalisse viene redatta intorno agli anni ’90-’95 d.C., quando sulla comunità cristiana si era scagliata la persecuzione dell’imperatore Domiziano. L’autore che si chiama Giovanni molto probabilmente non è l’apostolo ed l’evangelista e scrive dall’isola di Patmos, una sorta di Alcatraz costruita dai romani dove si detenevano i peggiori nemici di Roma e lui afferma di aver avuto una visione di una profezia. Profezia sia chiaro non è da intendere come il prevedere il futuro ma è saper interpretare il presente. Giovanni scrive dicendo che pur nel presente buio e oscuro delle persecuzioni vi sono dei segni di speranza, è come se Giovanni aprisse il sipario e rivelasse, svelasse che nonostante il male, dentro la storia vi abita e vi agisce Dio, non siamo abbandonati a noi stessi. L’Apocalisse non parla della fine del mondo ma semmai del fine della storia del mondo, del vero fine che guida la storia e di ciò che alla fine trionferà. Giovanni ci rivela che in ogni epoca vi è un seme di speranza e questo vale anche per noi oggi, sia come storia dell’umanità che come storia personale. In questo tempo vi è della speranza ma dobbiamo saperla cogliere. In questo senso interpreterei la frase che troviamo nel brano di oggi: : il tempo infatti è vicino. Non dobbiamo attendere chissà quali altri tempi per ritrovare un po’ di speranza ma anche nel nostro tempo, in questo tempo vi sono segni di speranza nonostante la furia del male perché Dio abita in questo tempo, abita nel nostro presente, nel mio presente, mi offre, ci offre delle vie di conversione che spesso non sappiamo cogliere o che rimandiamo al domani. Resto sulla frase: il tempo infatti è vicino. Non sta perciò parlando della fine del mondo, non ci sta dicendo che la fine è prossima, è imminente ma ci sta dicendo che il tempo per cambiare, per aprirci al bene, ad una nuova vita è sempre a portata di mano, il tempo per cambiare è lì a portata di mano non dobbiamo attendere chissà quali tempi o quali congiunture. Quante volte dentro noi stessi ci diciamo: devo sì cambiare ma adesso non è il momento giusto per farlo ma arriverà il momento in cui lo farò. L’autore dell’Apocalisse ci dice: è ora, è adesso, è oggi il momento giusto per cambiare qualcosa di te, non rimandare a domani o a chissà quando. All’inizio vi dicevo che Apocalisse vuol dire svelamento, è come quando si apre il sipario e si mostra la scena. L’autore alza il sipario sulla scena della nostra esistenza personale e della storia dell’umanità e ci dice: ragazzi, è ora il tempo di cambiare, di fare delle scelte, di agire non rimandate, è ora che potete prendere quelle decisioni che possono cambiare e migliorare la vostra esistenza e quella degli altri. Pensate cosa vuol dire questo per esempio nel campo della lotta al cambiamento climatico, siamo sempre lì a rimandare anche se ne vediamo già ora gli effetti devastanti, pensate cosa vuol dire questo nei conflitti dove si pensa che le cose non possono migliorare subito quasi dovendoci rassegnare che per un po’ di tempo ci debba essere guerra; questo poi possiamo applicarlo alla nostra esistenza: quante volte sappiamo che c’è qualche cambiamento da fare, qualche conversione da compiere ma rimandiamo ogni giorno e il tempo passa mentre il brano di oggi ci dice: è oggi il momento buono per cambiare e non domani! Il brano di oggi si conclude con queste parole: Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. Cambiare, convertirsi vuol dire ritornare al primo amore, spesso le vicende della vita ci allontanano da ciò che conta davvero, ci fanno perdere di vista l’origine delle nostre scelte che abbiamo fatto nel passato, da ciò che siamo veramente, è come se qualcosa con il passare del tempo sbiadisse e allora occorre tornare ai colori originari, non è un semplice ritorno al passato, o andare in dietro con atteggiamento nostalgico ma è chiedermi cosa ho ......

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13 ноября 2022 г. 21:00:05
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