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Non è vero ma ci credo (1959)

La commedia in tre atti "Non è vero...ma ci credo", andata in scena nel 1942, è considerata il capolavoro comico di tutta la produzione teatrale di Peppino De Filippo. Ottenne un così vasto successo che dieci anni più tardi si decise di farne anche un film. Il tema è quello della superstizione, abbastanza frequente nella drammaturgia di De Filippo, come lotta disperata e perdente di chi ingaggia battaglie per combattere destino e sfortuna, di chi non ha altri mezzi a propria disposizione per allontanare i colpi sinistri della sorte, che quelli di ricorrere a sotterfugi e scongiuri. Ma si sa, la superstizione non ha niente a che vedere con i fatti della vita, è solo un atteggiamento mentale che l'uomo talora utilizza di fronte a sue talune incapacità, e che altera la visione della realtà stessa. Proprio come succede, fortunatamente per lui, a Gervasio Savastano. Peppino curò la riduzione e la regia teatrale dell'edizione prodotta per la RAI nel 1959; le riprese vennero effettuate dal Teatro delle Arti in Roma con la regia televisiva di Fernanda Turvani.

Personaggi e interpreti:
Gervasio Savastano: Peppino De Filippo; Alberto Sammaria: Pietro Privitera; Belisario Malvurio: Pino Ferrara; Teresa Savastano: Lidia Martora; Rosina Savastano: Alba Cardilli; Mazzarella: Gabriella Placci; Avvocato Donati: Corrado Olmi; Musciello: Pierino Bertello; Ragioniere Spirito: Aldo Alori; Tina: M.A. Zaccaria; Il Dottor Botola: Cesare Bettarini: Prima invitata: Paola Certini; Seconda invitata: Anna Casini; Terzo invitato: Marcello Tusco

Trama:
Gli affari non vanno molto bene alla Savastano Spa e il Commendatore Gervasio Savastano, il titolare, sembra impegnarsi a trarre dalle vicende sfavorevoli le migliori ragioni per essere superstizioso, in un crescendo di intensità, fino a raggiungere addirittura l'auto-compiacimento.
Negli uffici della direzione dell'azienda nessuno si sottrae alle sue considerazioni, non il fidato collaboratore - l'avvocato Donati - che lo asseconda ma senza condividere quel genere di opinioni, né i suoi dipendenti, tra cui il rag. Spirito e l'impiegato Musciello, né tanto meno il rag. Belisario Malvurio, malamente individuato dal commendatore stesso come capro espiatorio delle vicende aziendali poco entusiasmanti.
Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane impiegato, che il commendatore ritiene non all'altezza della ragazza. All'improvviso, però, la fortuna sembra ricordarsi del commendator Savastano; in azienda arriva un giovane, Alberto Sammaria, gobbo, e con il suo arrivo gli affari cominciano di colpo ad andar bene. Anche la figlia del commendatore sembra aver ritrovato la serenità, il giovane di cui era perdutamente innamorata è diventato un lontano ricordo. Tutto sembra filare liscio, ma il diavolo ci mette lo zampino: Alberto Sammaria confessa al commendatore di essersi innamorato di Rosina, e per questo motivo è costretto a dare le dimissioni. Il commendatore è disperato, ma troverà una soluzione: convincerà sua figlia a sposare Sammaria. Dopo un'iniziale resistenza, la ragazza si convince; ma un incubo sconvolge i sogni del commendatore: che i suoi nipotini ereditino il difetto fisico di Sammaria. Il matrimonio si celebra, ma il commendatore non riesce ad allontanare i suoi timori e comunica ai ragazzi la sua intenzione di invalidare le nozze; ma a questo punto scoprirà di essere stato raggirato: Sammaria non è altri che il giovane di cui Rosina era sempre stata innamorata e la gobba era solo un artificio per consentirgli di entrare nelle grazie del futuro suocero. Il commendatore cede all'amore dei due giovani, anche perché, pure se non è gobbo, Sammaria porta bene!

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Информация о видео
3 сентября 2013 г. 8:29:57
01:49:01
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