The Midance Monday 116 - 26/05/2025 - Il futuro incerto del dj resident

No, non si deciderà tra estinzione o evoluzione il futuro incerto del dj resident che potrebbe o dovrebbe divenare un dj resilient. Nella sua capacità di diventare un sintomo contraddittorio delle aspettative del pubblico, il dj resident poi sta diventando mobilio. Da un lato, c’è chi grida alla noia dei dj immobili, schiavi di tracce preconfigurate e performance senza rischi; dall’altro, il consumo musicale accelera verso formati sempre più veloci, liquidi, dove l’attenzione si spegne dopo pochi secondi, sembrerebbe 15. Così, iI pubblico dichiara di volere autenticità ma applaude algoritmi che trasformano ogni set in uno storytelling tiktok-friendly. Bello? Insomma, dipende. Così il dj è costretto a essere tutto e il contrario di tuttto: curatore, intrattenitore, tecnico e soprattutto influencer. Tasti schiacciati allo sfinimento e produzioni da studio sterili? La reazione rischia di essere altrettanto superficiale. per esempio, l’ossessione per i live set acustici o le jam improvvisate potrebbe diventare una moda vuota, un modo per nascondere la mancanza di visione dietro a una patina di artigianalità. Il pubblico stanco dei visual ipersaturati cercherebbe dj che suonano al buio, senza schermi, ma è probabile che questa stessa semplicità venga mercificata, trasformata in un pacchetto estetico da vendere come a un inquietante ritorno alle origini. Il ruolo del dj, soprattutto residente cambierà, certo ma non per scelta: sarà un adattamento dettato dalla necessità di sopravvivere in un mercato che chiede di essere contemporaneamente niche e globale, locale e digitale. immagina un dj che mixa in un club davanti a 50 persone mentre un software trasforma il set in nft, reel e pillole asmr per follower distratti. La sua identità si frammenta: deve parlare a chi è nella stanza e a chi scrolla lo smartphone, senza tradirsi. Alcuni ci riusciranno, inventando linguaggi ibridi. molti soccomberanno, schiacciati dalla fatica di essere sempre "on". Siamo nel 2070? Pensiamo di no. Forse la vera trasformazione sta nel fallimento totale e nella ripartenza. Il dj scompare come figura unica per diventare un nome tra molti in collettivi temporanei, progetti a scadenza, residenze nomadi. La stabilità che un tempo definiva il ruolo (conoscere il locale, il pubblico, l’acustica) sarà sostituita da una fluidità senza radici. Non sarà né evoluzione né estinzione bensì dissipazione. Il dj si scioglierà nel rumore di fondo di un’industria che celebra l’effimero.

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