Le 4 GIORNATE di NAPOLI – Quando i NAPOLETANI cacciarono da soli i NAZISTI
Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione tedesca e a liberarsi da sola. Dal 27 al 30 settembre una vera e propria insurrezione popolare portò alla cacciata delle truppe naziste e alla liberazione della città partenopea. L'avvenimento valse alla città il conferimento della medaglia d’oro al valor militare. Napoli stava pagando da ben 4 anni i pesanti bombardamenti alleati sulla città che avevano causato migliaia di vittime tra la popolazione civile.
Dopo l’armistizio le truppe italiane si trovarono allo sbando e molte furono le scaramucce tra Napoletani e Tedeschi. Il 12 settembre il colonnello nazista School assunse con un proclama i pieni poteri della città. Lo stesso giorno dopo la fucilazione di 8 prigionieri di guerra, sulle scale dell’università avvenne l'esecuzione di un giovane marinaio davanti a migliaia di napoletani costretti ad assistere, un episodio che scosse particolarmente il sentimento popolare. Nei giorni precedenti l’insurrezione numerose furono le esecuzioni indiscriminate, i saccheggi e le deportazioni civili al punto da portare all’esasperazione la già stremata popolazione napoletana.
Spontaneamente i Napoletani iniziarono a preparare la ribellione. Il 23 settembre vi furono nuove misure restrittive naziste che prevedevano lo sgombero forzato di circa 250 mila napoletani e la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio di circa 30 mila. Alla chiamata risposero solo 150 napoletani mentre i tedeschi per ritorsione iniziarono a rastrellare la città.
L'insurrezione popolare fu allora inevitabile, i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania. Spontaneamente in ogni punto della città, persone di ogni ceto sociale e occupazione, andarono riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi.
Il 27 settembre iniziarono i veri e propri feroci scontri a partire dal Vomero. Il 28 gli scontri si intensificarono al punto che i Tedeschi ammassarono numerosi prigionieri nel campo sportivo del Littorio per ucciderne alcuni senza riuscirvi a causa dell’opposizione armata dei rivoltosi. Il 29 l’insurrezione si era ormai estesa a tutta la città, dove, in ogni quartiere, vi erano al comando persone di ogni strato sociale. Era il popolo intero, tutti insieme cittadini, soldati e scugnizzi, che voleva cacciare una volta per sempre l’invasore nazista.
Celebre il ruolo svolto dai ragazzi, i temibili “scugnizzi”, molti dei quali sacrificarono la loro vita per la difesa della città. Il colonnello School fu costretto a trattare la resa alla pari con gli insorti. In cambio degli ostaggi ancora prigionieri al campo sportivo i tedeschi ottennero di aver libero il passaggio per uscire da Napoli il 30 settembre lasciando alle loro spalle stragi e incendi.
Solo il 1 ottobre, in una Napoli già liberata da sola, iniziarono ad arrivare i primi carri armati delle truppe alleate. Morirono circa 200 Napoletani, anche se dai registri del cimitero di Poggioreale ne risulterebbero ben 562. Un meraviglioso film girato da Nanni Loy: "Le Quattro giornate di Napoli", ricorda quei tragici giorni. Fu dedicato all’undicenne Gennaro Capuozzo, medaglia d’oro al valor militare, purtroppo morto nell’insurrezione.
Видео Le 4 GIORNATE di NAPOLI – Quando i NAPOLETANI cacciarono da soli i NAZISTI канала Vito Panzella
Dopo l’armistizio le truppe italiane si trovarono allo sbando e molte furono le scaramucce tra Napoletani e Tedeschi. Il 12 settembre il colonnello nazista School assunse con un proclama i pieni poteri della città. Lo stesso giorno dopo la fucilazione di 8 prigionieri di guerra, sulle scale dell’università avvenne l'esecuzione di un giovane marinaio davanti a migliaia di napoletani costretti ad assistere, un episodio che scosse particolarmente il sentimento popolare. Nei giorni precedenti l’insurrezione numerose furono le esecuzioni indiscriminate, i saccheggi e le deportazioni civili al punto da portare all’esasperazione la già stremata popolazione napoletana.
Spontaneamente i Napoletani iniziarono a preparare la ribellione. Il 23 settembre vi furono nuove misure restrittive naziste che prevedevano lo sgombero forzato di circa 250 mila napoletani e la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio di circa 30 mila. Alla chiamata risposero solo 150 napoletani mentre i tedeschi per ritorsione iniziarono a rastrellare la città.
L'insurrezione popolare fu allora inevitabile, i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania. Spontaneamente in ogni punto della città, persone di ogni ceto sociale e occupazione, andarono riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi.
Il 27 settembre iniziarono i veri e propri feroci scontri a partire dal Vomero. Il 28 gli scontri si intensificarono al punto che i Tedeschi ammassarono numerosi prigionieri nel campo sportivo del Littorio per ucciderne alcuni senza riuscirvi a causa dell’opposizione armata dei rivoltosi. Il 29 l’insurrezione si era ormai estesa a tutta la città, dove, in ogni quartiere, vi erano al comando persone di ogni strato sociale. Era il popolo intero, tutti insieme cittadini, soldati e scugnizzi, che voleva cacciare una volta per sempre l’invasore nazista.
Celebre il ruolo svolto dai ragazzi, i temibili “scugnizzi”, molti dei quali sacrificarono la loro vita per la difesa della città. Il colonnello School fu costretto a trattare la resa alla pari con gli insorti. In cambio degli ostaggi ancora prigionieri al campo sportivo i tedeschi ottennero di aver libero il passaggio per uscire da Napoli il 30 settembre lasciando alle loro spalle stragi e incendi.
Solo il 1 ottobre, in una Napoli già liberata da sola, iniziarono ad arrivare i primi carri armati delle truppe alleate. Morirono circa 200 Napoletani, anche se dai registri del cimitero di Poggioreale ne risulterebbero ben 562. Un meraviglioso film girato da Nanni Loy: "Le Quattro giornate di Napoli", ricorda quei tragici giorni. Fu dedicato all’undicenne Gennaro Capuozzo, medaglia d’oro al valor militare, purtroppo morto nell’insurrezione.
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